RECENSIONI

ROCKIT.IT- "LA SCELTA" EP 2014

Più che ubriachi, questi cinque cavalli romani sembrano aver preso una bella dose di anabolizzanti per poter correre liberi e selvaggi verso territori inesplorati.
Nonostante l’indubbia matrice psichedelica, che passa attraverso meravigliosi synth dalle tinte acide, all’interno delle tracce la dinamica è fluida, fitta di cambi di ritmo, linee di basso precise e melodiche e assoli di chitarra che improvvisano un po’ alla Pollock, gocciolando note all’impazzata sulla incisiva linea ritmica della premiata ditta Rozzi-Vergondi (rispettivamente batterista e bassista del gruppo). Il tutto mixato, frullato e condensato in una durata media di quattro minuti a traccia: sicuramente non il tempo una suite in puro stile anni settanta, ma neanche quello di una hit spudoratamente commerciale. 

Le tre gemme fluorescenti di questo ep – la cui pecca è forse la voce un filo troppo cupa in certi frangenti di Katiuscia Frau – dimostrano un perfetto equilibrio tra gusto per la ricerca moderna e ispirazione vintage che non guasta mai, soprattutto se frutto di una scelta deliberata. 
E se le premesse sono queste, auguriamoci appunto che questa Scelta (quella con la esse maiuscola) altro non sia che una piccola parte delle sconfinate praterie in cui poter fare ancora al giorno d’oggi un certo tipo di rock.

Alberto Giusti

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ROCK'EM ALL- "DON'T CARE" album 2011 

Album d’esordio per i romani Drunken Horses, dopo varie demo, alcuni ritocchi alla line-up e allo stile musicale. Questo “Don’t Care”, dato alle stampe nel 2011, è un concentrato di hard rock e blues che spazia dai primi anni ’70 ai giorni nostri. Progetto accompagnato da una discreta attività live, guidato da una voce femminile che risponde al nome di Katiuscia Frau. Una scelta intelligente, direi. La tecnica dei vari musicisti è adeguata al genere proposto e comunque si sente che non siamo alle prime armi, ottima la ritmica della chitarra come pure la sezione ritmica e non invadenti ma sempre presenti le incursioni dell’organo dal sound tipico del glorioso hammond che tanto spopolava negli anni ’70. “A woman like me” apre questo lavoro con un bell riff, segue una particolare “Artificial love” che mantiene il sapore dei ‘seventies’. Ma con “Dolce inerzia” il sound diventa decisamente più aggressivo pur mantenendo vivo lo spirito hard rock. Il cantato italiano da quella nota di originalità in più e devo dire che la voce di Katiuscia è ancora più bella. Mi tornano un po’ in mente i vecchi Timoria di “2020” e “Eta Beta”.
“Don’t care”, quarta song dell’album, sterza su sonorità ancora una volta differenti: sembra di ascoltare i primi lavori dei Pink Floyd, niente male. “From hell to the nameless land” è invece una buona ballad più indirizzata verso gli schemi dell’heavy metal anni ’80. 
Con “In the mist” e “It’s no late to call me” torniamo prepotentemente agli anni ’70 e l’inserimento di una voce maschile di tanto in tanto non guasta. Chiude questo lavoro “Like a dream”, otto minuti di canzone che accompagnano sufficientemente bene l’ascoltatore alla fine del disco. Da sottolineare l’ottimo lavoro del tastierista.
Un discreto lavoro, sicuramente non è l’emblema dell’originalità, ma il fatto che i Drunken Horses spazino da un genere all’altro abbastanza frequentemente pur mantenendo vivo il sapore hard rock in ogni traccia, da un valore in più a questo “Don’t Care”.
Sono però obbligato a far notare che la registrazione non è delle migliori, come si capisce subito che manca un mastering finale di valore. Come ho ripetuto già altre volte, oggi l’offerta musicale, anche rispetto a soli dieci anni fa, è quadruplicata. Le proposte sono tantissime e il primo step per non rischiare di essere dimenticati dopo il primo album è quello di avere una registrazione (e possibilmente una produzione artistica) addirittura superiore a quella di nomi già ben affermati.
Detto questo, per il resto mi dedicherei alle prossime composizioni dando veramente sfogo a tutti i differenti background musicali di ogni elemento di questa, comunque, validissima band per poter così sentire qualcosa che abbia tutte le possibilità per non essere dimenticata troppo presto. “Dolce inerzia” il pezzo più bello, personalmente approfondirei quindi un po’ il discorso del cantato in italiano.

Gabriele "SOLO" Mangano


Dopo l'uscita di questa recensione il disco è stato completamente rimasterizzato e pubblicato sui siti soundcloud.com e myspace.com (invece sul sito jamendo.com sono rimasti i brani originali, che si possono scaricare gratuitamente). Il cd può essere acquistato presso il negozio Kromatika Lab all'indirizzo: via di Panico, 14 00186 Roma (info: 06/68805518 - 333/8994920 - drunken.horses70@gmail.com).

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GRUPPIROCK.IT - "DON'T CARE" album 2011 

"Cinque cavalli ubriachi s'incontrano e danno vita ad un sound energico e sensuale ispirato al rock anni '70." Siamo a Roma e i 5 cavalli in questione sono: Katiuscia Frau - Voice, Carlo Maciocco - Guitars/Voice, Pierfrancesco Dugoni - Keyboards, Simone Vergondi - Bass e Sestilio Rozzi - Drums.
Si presentano con un demo di 8 pezzi registrato nel 2011. La prima cosa che si nota subito è sicuramente il sound energico, che appare d'improvviso anche in un brano in apparenza tranquillo e melodico come "Don't care". Molto interessante la voce femminile, potente, pulita, talvolta vagamente graffiante come in "Artificial love". Invece più calda e avvolgente la voce maschile, rievoca timbriche americane. Altra caratteristica la presenza fissa e talvolta prepotente della chitarra che diventa quasi una terza "voce".
"In the mist" dà ampio spazio alle tastiere che guidano tutto il brano, lo percorrono, ci portano velocemente altrove e altrettanto velocemente ci ricordano che c'è anche dell'altro: chitarra e voce.
Tutti pezzi in inglese tra cui spicca l'unico in italiano "Dolce inerzia" dove un testo crudo, cattivo, critico si adagia e si alterna ai riff di chitarra.
Si chiude con "Like a dream", niente voci, solo pura melodia che ci scuote, ci culla, ci fa vibrare le corde dell'anima e ci parla.


Chiara Tiozzo


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ATTIKMUSIC.COM - "DRUNKEN HORSES" demo 2010 - MYSPACE

Drunken Horses, quintetto di   Roma con voce femminile legato alle radici del rock inglese e americano  (Deep Purple, Doors, Procol Harum), aperto a tutte le influenze della   musica contemporanea, producono un sound fascinoso nel solco del nuovo   rock d'oltre oceano. Classico organico di chitarra, tastiere/hammond,   basso, batteria e voce, cresciuti con il blues e la psychedelia degli   anni '60, sono molto abili nel confezionare e valorizzare le   suggestioni personali di un linguaggio diretto, pratico e molto   coinvolgente, con melodie suggestive e suoni indovinati("Somenthing   Wrong" e "Like a Dream").
Il demo contiene 6 tracce che raccontano in   musica la genesi di un prodotto mai convenzionale con rock ballads in   primo piano, ottimi assoli, ritmica circolare, tastiere liquide e   avvolgenti per dare la giusta misura al tutto. Le incisioni qui   presenti fotografano la loro stagione creativa, piazzando contrasti   musicali molto gustosi.

Giuseppe Maggioli